L’esordio cinematografico di A.V. Rockwell è un racconto toccante e potente che evolve sulla scia di una New York in piena trasformazione. Sullo sfondo l’emblematico quartiere di Harlem, culla del rinascimento culturale afroamericano di inizio anni ’20, i cui scenari ritroveremo nell’esposizione fotografica di Stefano Lodovichi – “Harlem, a Magic Theater” – ideata da Lucky Red per l’uscita italiana del film.
Magistralmente interpretata dalla super star della musica R&B, Teyana Taylor, Inez, travolgente motore della storia, rapirà il figlio Terry di 6 anni ripetutamente in affido, nell’ostinata volontà di costruirgli un nido da chiamare casa, un’impresa titanica quando, appena fuori dal carcere, fai già fatica ad esser madre di te stessa. “Questo film parla di una donna davvero forte, che deve prendere la decisione sbagliata per le giuste ragioni” queste le parole dell’impeccabile Teyana, che, cresciuta come il suo personaggio ad Harlem, conferisce alla protagonista autenticità e consistenza. Attraverso Inez, la sceneggiatrice e regista newyorkese A.V. Rockwell porta con gratitudine sul grande schermo, una donna che è emblema di tante donne nere da lei conosciute.
“Donne trascurate ed estromesse da una città in via di gentrificazione – il commento delle coproduttrici Vaisman e Lebedev – vittime della brutalità della polizia, indebitamente punite da una legislazione faziosa, sopravvissute ad un sistema che non ha dato loro alcun sostegno”.


La pellicola, vincitrice al Sundance Festival, si srotola lungo il ventennio che dagli anni 90” attraversa il sistema anticrimine “tolleranza zero” dell’allora sindaco di New York Rudolph Giuliani che, nel perseguire con pari veemenza anche le violazioni minori (una scritta sui muri, un attraversamento pedonale fuori dalle strisce), sembrava accanirsi verso le comunità più vulnerabili anzichè proteggerle. Finchè, tra un “Fermo e Perquisizione” e l’altro, arriveremo ai mandati del visionario sindaco Bloomberg, in cui le politiche di upzoning e gli interessi della Real Estate, trasformeranno, talvolta snaturandoli, interi quartieri popolari, rendendoli di fatto inaccessibili a coloro che in questi luoghi sono cresciuti. Un processo discriminante e attualissimo nel mondo che, ora difeso, ora respinto o accettato, la regista ha vissuto sulla propria pelle nel Queens.
Terry il figlio di Inez, crescerà in questo contesto, raccontato con grande coerenza nelle scelte stilistiche del linguaggio visivo che conferisce agli anni ’90 un’immagine calda, vaporosa e sporca in contrasto con la nitidezza ordinata, decorosa e senza filtri degli anni 2000:“Nel 94’ – New York era ancora una città vibrante di vitalità, con un carattere unico e un’architettura che strizzava l’occhio alla storia, man mano che la narrazione prosegue, gran parte della sua grinta si perde”. (A.V. Rockwell)

Altrettanto eloquente e determinante nelle vite di Inez e Terry, la figura di Lucky, interpretato da Will Catlett, che si confronta con la vulnerabilità emotiva a fronte delle mille resistenze di chi non ha conosciuto nella vita, il potere salvifico di relazioni umane felici. Il film, scritto nel 2018 e girato in pandemia nel 2021, arriva in Italia forse nel momento storico giusto, in cui il concetto di famiglia, le condizioni per la sua esistenza, i ruoli della genitorialità sono ai primi posti, nell’agenda setting nazionale.
E a Roma “A Thousand and One” ha una piacevolissima estensione, fino al 28 luglio infatti, al cinema Quattro Fontane, sarà possibile un’ulteriore esplorazione visiva delle strade e delle atmosfere del lungometraggio, nelle fotografie del regista e fotografo Stefano Lodovichi con la mostra “Harlem, a Magic Theater” a cura di Mattia Morandi e Umberto Pastore, voluta e inaugurata contestualmente all’anteprima romana del film da Lucky Red, distributore della pellicola insieme a Universal Pictures International Italy.
Le foto sono in vendita e il ricavato sarà devoluto all’Associazione Andrea Tudisco per la tutela del diritto alla salute dei bambini.

