Riscoprire la nuova centralita’ urbana sotto il faro delle sue portinerie
Quanti centri pensate che abbiano le nostre città? Uno solo? Magari due? Storico e commerciale? E se provassimo a cambiare prospettiva? Se immaginassimo la città come ad un insieme di tante centralità? Avrebbe ancora senso parlare di periferia? Accolgo così la suggestione di Nicolò Bassetti, paesaggista e autore del film Sacro GRA, Leone d’Oro al Festival di Venezia, che a circa dieci anni dalle sue perlustrazioni a piedi lungo i 300 km del Grande Raccordo Anulare, vero centro ipertrofico della capitale a suo parere, è oggi ideatore del progetto “XXL 38 – STORIE OLTRE I NUMERI” vincitore del bando CREATIVE LIVING LAB del MiBACT: l’espediente perfetto per far uscire dall’oblio quella che Bassetti definisce la nuova centralità urbana del Laurentino.
Siamo a ridosso del GRA, nel territorio del IX Municipio di Roma, tra la Via Laurentina e la Via Cristoforo Colombo, la nostra destinazione è nota a tutti con il numero del suo Piano di Zona Laurentino 38, una particella catastale, che Comitato di Quartiere e Associazioni locali premono per rimuovere dall’immaginario come stigma di un passato da cancellare, optando per l’appellativo Laurentino Fonte Ostiense. E’ interessante il rapporto tra linguaggio e identità dei luoghi: con un altro nome cambia anche la storia?
© Manuela Pinetti _ progetto fotografico in itinere sul Laurentino_ Manuela è altresì coautrice del romanzo “Boosta Pazzesca. Tre metri sotto er Laurentino P38” Ed. Ensemble
Il quartiere è riconoscibilissimo nel segno architettonico distintivo dei suoi ponti sopraelevati, 11 in origine (nel 2006 ne furono abbattuti 3) che oltre a consentire il passaggio pedonale e connettere le abitazioni da un capo all’altro della strada, avevano la funzione di ospitare servizi e attività commerciali… poi rivelatesi evanescenti. Costruito tra il 1976/1984 per dare un tetto ai numerosissimi baraccati di Pasoliniana memoria (legge 167/1962) il Laurentino è stato abbandonato sul nascere. Un fallimento epocale, figlio di un contrasto pubblico, a fronte di un progetto architettonico avanguardista guidato dall’Arch. Pietro Barucci e orientato alle New Town inglesi, all’urbanistica tridimensionale di Le Corbusier, per realizzare un quartiere autosufficiente: gli esiti ahimè sono tutt’ora evidenti e per approfondire il web è pieno di testimonianze dettagliate. Tuttavia nel nostro percorso, parafrasando Calvino, daremo spazio a tanto di ciò che qui non è inferno: “Luogo della contraddizione, il Laurentino è anche drammaticamente bello, pieno di androni e sofferenza, ma anche con una quantità e qualità del verde e del paesaggio di altissimo livello – commenta Bassetti – un territorio di valenza archeologica con le rovine degli insediamenti etruschi, un’oasi faunistica involontaria che a pochi km dal mare è diventata meta di birdwatching“.
E sempre guardando all’insù, passeggiando lungo l’anello viario intorno al quale si sviluppa il quartiere (Viale Ignazio Silone/Viale Filippo Tommaso Marinetti…la toponomastica stradale qui è tutta dedicata ai grandi scrittori) in prossimità del V Ponte, ci troveremo al cospetto di Mater Dolorosa, Gorilla di 24mt di altezza alle prese con un castello di carta, murales monumentale a firma dell’artista internazionale Ericailcane. Mentre a sorpresa si incunea tra le palazzine, parte della Riserva Naturale Laurentino Acqua Acetosa, poco distante dalla modernissima sede polifunzionale della Biblioteca Laurentina.
E’ in questo tessuto che si inserisce il telaio di “XXL 38 – STORIE OLTRE I NUMERI” che, curato da Gaia Morrione, per la direzione scientifica (a titolo personale) di Stefano Catucci – Prof. di Estetica presso il Dipartimento di Architettura dell’Università La Sapienza – mette in discussione l’egemonia simbolica dei ponti alla luce delle sue portinerie: strutture capillari e mai utilizzate del sistema architettonico, potrebbero diventare centraline strategiche, catalizzatrici di funzioni inedite per rivitalizzare il tessuto urbano e rilanciare le relazioni tra i cittadini. Anteprima di una simile esperienza, con la disponibilità dell’ATER, gestore degli immobili, si è tenuta poco prima della pandemia, al VII Ponte dove una delle 16 portinerie incompiute del Laurentino, è stata oggetto di riuso temporaneo, “accesa” da una suggestiva installazione luminescente ad opera di ORIZZONTALE, miglior studio di architetti Under 35 alla Biennale di Venezia (2018), capofila del progetto e del partecipato laboratorio di co-progettazione e autocostruzione che ha messo insieme la comunità attiva sul territorio: gli studenti dell’Istituto Omnicomprensivo Domenico Bernardini; Pontedincontro Onlus; il Comitato di Quartiere Laurentino Fonte Ostiense, il G.T.A. Gruppo Territorio e Ambiente del IX Municipio, il Gruppo Psicoanalitico per le Ricerche Sociali e la Comunità di S. Egidio.
“La portineria è un punto di partenza – racconta l’Arch. Margherita Manfra – uno spazio tanto piccolo quanto interessante che è servito a promuovere interazione e stimolare l’immaginario collettivo, con tutti i partner territoriali ci siamo interrogati su quali potessero essere le funzioni alternative di questi luoghi”. La pittura fluorescente sulla struttura ha rappresentato la parte interattiva dell’installazione, gli abitanti potevano attraverso la luce dei propri telefoni disegnare, creare, proiettare futuri possibili, restituire un ruolo a quelle strutture abbandonate”. “I ragazzi di Pontedincontro – continua Margherita – hanno proposto di farne una Portineria Sociale o addirittura la Radio di quartiere, con gli studenti delle scuole invece abbiamo lavorato all’idea che la portineria avesse un volto, che fosse una maschera su cui mettere un cappello… la portineria che ti immagini”. Più in generale e sul lungo periodo, l’obbiettivo è la riappropriazione di spazi pubblici di condivisione più allargati. In effetti a ben pensare, esistono ancora i ragazzi del muretto? Quali luoghi dello spazio collettivo vengono scelti oggi per l’aggregazione? Dove sono le comitive?
Rispetto al passato il quartiere è oggi più permeabile e meglio integrato al territorio circostante grazie ad una rinnovata viabilità, di contro però è aumentata la dispersione sociale, almeno per i più giovani: “Durante gli anni 80”/90” le panchine dei cortili rappresentavano La Piazza, anche con le sue derive negative per carità, però ci si incontrava – racconta Danilo Morbidoni, socio di Pontedincontro Onlus attiva da 20 anni sul fronte della dispersione scolastica – oggi i giovani del Laurentino li trovi al Centro Commerciale o comunque è difficile che restino qui. Il bello di questo progetto è proprio che in maniera visionaria ha messo in luce aspetti concreti del luogo, le portinerie esistono e per assurdo andrebbero a colmare il progetto razionalista iniziale: in un quartiere senza piazza, potrebbero rappresentare una rete di tante piccole piazze puntuali”.
E se la luce della portineria, non è che un incipit narrativo per riscrivere il futuro degli spazi e delle relazioni, il rapporto tra racconto ed esperienza del luogo torna nel contributo della Compagnia IRAA Theatre di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti. Il duo italo australiano che si distingue sul panorama internazionale per l’abilità nel sovrapporre arte e vita, realtà e finzione, utilizzando spesso le scenografie dell’esistente, con “The Walk Laurentino” dopo mesi di studio di luoghi e persone, ha accompagnato i cittadini in passeggiate drammatiche radioguidate per i cortili, attraverso i ponti, fondendo i grandi temi dell’essere umano a tracce di storie locali, alla ricerca di un’inedita geografia dell’intimità in cui ogni rumore di strada, ogni scritta sui muri è entrata legittimamente nella performance site specific, ripetuta ogni giorno in maniera diversa, ricalcando le “insule” del Laurentino, sistemi abitativi seriali eppur mai uguali a se stessi.
Ma può davvero un intervento di breve durata produrre scintille per cambiamenti che durino nel tempo? Può generare l’innesco alla creazione di nuove identità socio-culturali? Sono diverse le esperienze europee che hanno individuato nell’architettura temporanea la chiave di volta per rivitalizzare lo spazio pubblico, proprio perché capace di guardare oltre la propria temporanea utilità: la squadra “XXL 38. Storie oltre i numeri” è pronta, con il supporto di tutti partner territoriali, l’auspicabile disponibilità di ATER e la scesa in campo dell’Università La Sapienza, a rimettersi in gioco per concretizzare le visioni: adesso è necessario mantenere la luce accesa in un momento in cui, di visionario sembrano esserci solo i tempi.