LA VALLE DELLE ORCHIDEE

Foto per gentile concessione del Dott. Nicola Di Novella

NELL’ECOMUSEO DELL’ENTROTERRA CAMPANO A LEZIONE DI PRODIGIO, INTERDIPENDENZA E COOPERAZIONE

In viaggio dal mainstream autostradale, ce lo chiediamo spesso chi ci vive in quei paesi di cui scorgiamo luci e campanili dal finestrino della macchina in corsa, mentre, sullo sfondo di boschi e montagne, si srotolano davanti agli occhi distese d’erba in apparenza deserte, incolte, abbandonate. Il filosofo del paesaggio Gilles Clèment le includerebbe nel suo “Terzo Paesaggio”, oasi delle diversità naturali che non siamo educati a cogliere e che sovente, come in questo caso, hanno valore pari a una cascata di diamanti dai mille colori. Al Comune di Sassano, a Sud di Salerno, ci arriviamo appunto percorrendo l’A2, siamo sul fianco del Monte Cervati che con i suoi 1898 mt, svetta nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, superando in altezza tutti i monti della Campania. In questa vallata dell’Appennino meridionale si concentrano più di 1/4 di tutte le piante italiane e le orchidee spontanee la fan da padrona, attirando ricercatori, appassionati e curiosi visitatori da tutto il mondo.

Tra specie, sottospecie, variabilità ed ibridi ne abbiamo classificate 254 in tutto il Parco e 184 solo nella Valle delle Orchidee” mi spiega fiero il Dott. Nicola Di Novella, farmacista, botanico e naturalista locale che da tutta la vita studia e fa conoscere la soggettività della natura in questi luoghi, incontenibile nella semplice sigla “flora e fauna” dei cartelli turistici: “La mia più grande soddisfazione – ammette – è stata quella di aver fatto considerare la montagna, ben oltre i suoi classici segni, le rocce, le altitudini, gli alberi dei boschi… per portare l’attenzione al suo manto erboso. E’ qui che crescono le orchidee, piantine di soli 10 cm capaci di mettere in ombra faggi di 30 mt”. Nell’area comunale di 47 mq, il percorso delle orchidee, si inerpica per 13 km su diverse altezze e costituisce la parte vivente di un più ampio Ecomuseo (Legge Regionale in attesa di approvazione). Un percorso accessibile e fruibile da tutti, a piedi e in carrozzina. E se maggio è il mese in cui le rarità floreali danno il meglio di sè (consigliate le escursioni durante la II e III domenica) i colori della natura nella valle non conoscono stagione.

Note alle arti magiche e alla medicina, al cinema e alla letteratura, è nella riproduzione di queste piante, ultime arrivate sul pianeta nella scala evolutiva, l’aspetto più emblematico e sbalorditivo: le orchidee sono naturalmente votate alla commistione con il diverso. Alcune specie, come l’ibrido scoperto in anteprima Europea da Nicola in questa Valle, Ophrys XdiNovellae (e come la più comune Phalaeonopsis da falena, che compriamo comunemente dai vivai), non avendo nettare da offrire, assumono le sembianze delle femmine dei loro insetti pronubi (trasportatori): ”Gli unici dotati dello specifico apparato boccale in grado di estrarne il polline”. Che si tratti di calabroni, bombi, vespe o farfalle, illusi dalle parvenze femminili di questi fiori, gli insetti maschi si adoperano in ripetuti tentativi di copula virtuale, funzionale comunque a far approdare il polline “su un’altra orchidea dove ha luogo la riproduzione che crea lo zigote e quindi il seme. Quest’ultimo cadendo sul terreno deve vivere in simbiosi con una muffa, la quale deve ammantarlo nè troppo, nè poco, così da far nascere dopo 4/5 anni (quando dice bene) talvolta anche dopo 15, una piantina”. Vien da sè la necessità di proteggere in egual misura tanto le piante quanto il loro ambiente: è una questione di interdipendenza, prodigio e cooperazione tra specie.

Orchidea deriva dal greco Orchis che vuol dire testicolo (non è un caso, l’antico utilizzo come tonico maschile – secondo la Teoria di Paracelso che associava ad ogni pianta il potere curativo per l’organo del corpo a cui somigliava), perché nella parte sotterranea ci sono due rizotuberi, come due palline. Una dà origine alla pianta che io vedo fiorita, l’altra garantirà una nuova pianta per il prossimo anno, assicurando quindi la continuità della vita attraverso la creazione di ponti, tra stesse specie o specie diverse. Se distruggo un ponte tolgo 1000 anni all’evoluzione dell’orchidea. Dopo tale periodo infatti l’ibrido diventerà una specie”.

E’ così che la Valle delle Orchidee diventa, oltre che luogo dove la natura inventa nuove forme e processi vitali, anche una metafora della creatività, dell’ibridazione fertile” si legge nella prefazione dell’Ex Presidente del Consiglio Romano Prodi al libro-racconto “La Valle delle Orchidee” pubblicato da Laveglia Edizioni e scritto dal Prof. Pasquale Persico a cui, in qualità di Direttore del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Salerno, negli anni 90″ venne assegnato il Piano socio economico del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano.

L’Ecomuseo della Valle delle Orchidee e Antiche Coltivazioni propone percorsi di ricerca e scoperta inediti, suggeriti dalla natura stessa per attivare l’essere umano nella sua voglia di trasformazione, come agente che assicura persistenza e cambiamento. E poichè a preservare la natura nel tempo sono stati pastori e agricoltori, un confronto con i loro saperi è d’obbligo quando si pensa al futuro di queste aree: vanno in questa direzione i campi di collezione della Rete dei Coltivatori Custodi, contemplati dall’Ecomuseo, per mantenere e far conoscere l’antica varietà di frutta, cereali e ortaggi locali. Lungo la strada del Comune di Sassano inoltre, troveremo anche una sede “fisica” di questo autentico museo diffuso in cui poter seguire corsi di phitoterapia, etnobotanica e ammirare un ricchissimo erbario, considerando che si concentrano qui il 95% delle essenze arboree ed arbustive dell’Appennino meridionale. E il viaggio val davvero la candela che terremo accesa ancora per altri 25/30 km giungendo fino al Comune di Corleto Monforte dove ci aspetta il Museo dell’avifauna più grande d’Italia, un’altra storia/destinazione che ci apre ad ulteriori connessioni, esperienze ed incanto.

Oggi le “aree interne” ovvero gli oltre 4000 comuni per lo più sconosciuti e disabitati, tenacemente abbarbicati nei paesaggi più ardui dello stivale, si avviano a divenire autentica prospettiva del domani, non più margine ma attualissima scena di “ritorno al futuro” per tanti giovani laureati: “Dal luogo deve partire una distanza nuova verso il tempo contemporaneo – scriveva il Prof. Persico nelle pagine de La Valle delle Orchidee – L’aggiornamento sulle prospettive del luogo deve essere riconoscibile da un esterno contemporaneo, solo così l’interno si rigenera e diventa realmente nuovo, centrale”.

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